Sulla Fotografia

Da quando ho ricevuto la prima macchina fotografica, qualcosa è cambiato. Sono passate due settimane da quel momento, quasi ogni giorno la porto con me e passo ore a studiarne il funzionamento.  Si può dire che sia diventata una fissa, ma non sarà semplicemente temporanea come molti ninnoli lo sono per i bimbi. Quando dedico il tempo alla fotografia, significa che esco ed osservo, una sorta di meditazione in cui il rumore di altri pensieri è attenuato, fino a scomparire certe volte. Osservare, significa in questo caso lasciare che qualcosa catturi l’attenzione tanto da trattenermi nel tentativo di guardarlo in vari modi. Più basso, quindi mi accovaccio; diritto, cercando la simmetria; un 3/4 per esaltare il gioco di luci; più lontano, camminando all’indietro, più vicino, già con occhio affondato nel mirino. Capita che l’inquadratura migliore richieda una posizione inusuale o scomoda, per esempio sdraiato sui sampietrini nel centro storico di una città o accovacciato da qualche parte insieme alle colombe: dunque alla foto partecipa anche il corpo.

Da quando ho ricevuto la macchina fotografica, non vedo più luce e ombra, ma luci ed ombre, anche i colori sono più eloquenti e spesso, invece di vedere soltanto, il circuito occhio-cervello compone delle vere e proprie scene. Dunque capita spesso che mi accorga di un cambiamento nel modo di osservare, quando mi accorgo di girare intorno a qualcosa, come ieri sul sagrato del duomo con la statua del duca, o con ostinazione fissare e compiere movimenti bislacchi (immagino che così possano sembrare per un osservatore che non veda pendere dal collo una macchina fotografica) con occhi puntati su un soggetto.

Un amico che lavora come fotografo da anni, dice sempre che fotogrfare è “scrivere con il tempo e con la luce”. Ora più che mai concordo con lui e capisco profondamente queste parole. Il risultato di uno scatto, è anche una combinazione tra parametri come ISO (sensibilità del sensore alla luce), Apertura (quantità di luce passante attraverso una membrana circolare, il diaframma), l’Esposizione, ovvero quanto tempo rimane aperto l’otturatore lasciando passare luce fino al sensore. Cambiando combinazioni tra questi parametri, è possibile stravolgere la stessa inquadratura, più scura, molto chiara, con rumore o senza, colori meno caldi o meno freddi, insomma si può comporre similmente ad un testo, fino a scoprire un proprio stile.

La fotografia ha cambiato non i miei occhi, bensì il rapporto di essi con il fenomeno della natura di cui sono sensori: la luce. Per questo motivo non abbandonerò facilmente questa esilarante novità: un altro campo di possibilità è aperto all’esplorimentazione.

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L’ingresso degli alloggi nella Escuela de Surf La curva, Loredo, Spagna. Avevo la macchina da due giorni, appena partito per una full immersion di tre giorni in una delle attività che preferisco, il Surf.

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L’interno della casa.

 

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Il primo tentativo di composizione nel giardino della surf house.

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Il momento del colore seppia e l’inseparabile e fidato  compagno di viaggio.

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Il rudere di una casa nel parco Baden Powell a Milano.

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Il primo controluce paesaggistico a Montecchio, provincia di Arezzo.

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Dettaglio di cartello lungo la via verso la vetta del Pratomagno, provincia di Arezzo.

 

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Una foto che mi piace parecchio, di qualche giorno fa, intitolata Primavera a Spasso.